Improvvisamente Toni Fontana ci lascia. Lascia la moglie Barbara e la figlia Beatrice, che amava tantissimo e di cui spesso mi parlava. Aveva il volto disteso e senza accorgersene sorrideva, quando annunciava che poteva prendersi qualche giorno libero da passare interamente con loro. Lascia le persone care, gli amici, i colleghi, i compagni. Non rinunciava all'uso di questa parola, lui che prima di approdare all'Unità era stato un militante politico. Lui che aveva della politica una concezione laica e moderna, ma non rinnegava passioni ed ideali. Toni Fontana lascia i lettori dell'Unità, per i quali spesso è andato in capo al mondo. A raccontare guerre fra Stati e guerre civili. Crollo di vecchi regimi, nascita di nuovi. Le turbolenze sociali e le speranze di vita migliore che, spesso deluse, accompagnano i momenti di crisi e di transizione. Voglio parlare di questo Toni, testardo volenteroso e determinato. Un montanaro Veneto, come lui scherzosamente a volte si definiva. Aveva coraggio. Coraggio di dire la sua anche quando non gli conveniva. Aveva il coraggio fisico che gli permetteva di affrontare situazioni di grave rischo personale, quando il lavoro glielo richiedeva. A fasi alterne ci è capitato di frequentare le stesse aree del pianeta. Perciò spesso mi parlava di quei Paesi e di quelle esperienze, sapendo che il dialogo sarebbe fluito veloce, attraverso un terreno comune d'intesa e di reciproca comprensione quasi istintiva. Era a Baghdad il 9 aprile 2003, quando crollò la dittatura baathista di Saddam Hussein. Ci era arrivato prigioniero delle forze di sicurezza irachene assieme a sei colleghi di altri giornali. L'avevano arrestato a Bassora, dove era giunto dal Kuwait oltrepassando prima il confine, poi la linea del fronte di guerra. Per tredici lunghissimi giorni fu trattenuto, lui e i sei colleghi, accusato di essere illegalmente entrato in Iraq. Ci sarebbe stato da preoccuparsi In una situazione normale, a maggior ragione in una situazione di caos incombente dove era difficile capire da chi dipendevano la sua incolumità e il suo rilascio. Per fortuna finì in gloria. Mentre lo Stato iracheno si disfaceva, i carcerieri fuggirono. Toni quell giorno raccontò per l'Unità la fine di Saddam, descrisse l' abbattimento della statua in piazza. Fu la sua personale rivincita sul destino che l'aveva professionalmente immobilizzato proprio nel momento in cui si accingeva a tuffarsi in una pagina di storia contemporanea affascinante e terribile. I lettori dell'Unità perdono un giornalista autentico, uno che come si suol dire, verificava le fonti delle informazioni. Uno che raccontava in presa diretta. Personalmente perdo un amico, che a volte veniva a confidarsi o scambiare opinioni, perchè, diceva: «di te mi fido ciecamente». Ho sempre pensato la stessa cosa di lui. Era un uomo retto ed onesto. Toni Fontana, 55 anni, è morto stanotte all'improvviso. Era ad Otranto, per lavoro, inviato di guerra per l’Unità, per seguire un convegno a cui teneva molto, «Ole, Otranto legality exeperience - Mafie, economie illegali e globalizzazione finanziaria». Mentre vi diamo la notizia siamo ancora increduli, non riusciamo a credere che Toni oggi non sarà qui con noi, come ogni giorno a pensare il giornale, discutere insieme fino a tarda sera. Non riusciamo a credere che non sentiremo più le sue battute in dialetto veneto, a lui così caro anche se da anni viveva a Roma. In questo momento pensiamo a Barbara, sua moglie, a Beatrice, la sua adorata figlia, e a tutti i suoi famigliari. Ci stringiamo a loro in questo momento di dolore immenso. (Gabriel Bertinetto da l'Unità on line del 1 settembre 2010) |
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