E adesso? Chi me le spiega le cose? Di Giuseppe D’Avanzo, la
cosa che più mi piaceva, era il suo incedere lento e ragionato. Il suo racconto
fatto di tante domande e tentate risposte, la prosa a piccoli passi e ricca di nomi,
documenti, materiali, supposizioni. Tesi e antitesi. Certo, era di parte. Ma
stava dalla parte che a me piaceva e per questo lo seguivo sempre. Tutte le
volte che potevo. Da lui capivo come stavano le cose, capivo cosa c’era dietro
un fatto e perché quella notizia poteva essere letta in modi tanto diversi. In
un certo senso lo ricollegavo, e lo ricollego, a un modo nuovo di fare
giornalismo. Il giornalismo del respiro e dell’approfondimento. L’ultima chance
rimasta oggi ai giornali di carta per continuare ad avere un pubblico di
lettori attenti e paganti. Per questo D’Avanzo deve essere ringraziato. E per questo va ricordato come un vero e moderno giornalista.
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