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Piazza Grande, l'Ordine risponde ma...

pubblicato 25 set 2011, 03:28 da Mauro Sarti

Bologna, 14 settembre 2011

A Mauro Sarti

Al Comitato editoriale di Piazza Grande

 

Tralascio commenti sullo stile e il tono della lettera di Sarti. Dico solo che è legittimo chiedere, ma non è automatico che si venga esauditi e che per questo si debba prendere cappello. Oltre a tutto in modo così chiassoso e pubblico.

Quella di non concere la sala riunioni è una decisione unanime non del presidente, ma del Consiglio dell’Ordine presa in base a considerazioni organizzative e logistiche. Tant’è che a dimostrazione del fatto che l’iniziativa è valida e di spessore, il Consiglio ha concesso il patrocinio dell’Ordine.

Premesso questo veniamo ai fatti. La Fondazione che Sarti chiama strumentalmente in causa c’entra fino a un certo punto. Nella decisione del Consiglio hanno pesato i corsi tradizionali che l’Ordine già mette in campo da anni: praticanti (tre all’anno), aspiranti pubblicisti (tre all’anno), e quello autunnale (da ottobre a gennaio) di 75 ore, giunto alla quarta edizione. Massima disponibilità dunque, ma senza intralciare le attività ordinistiche. E il corso di Piazza Grande (ottima iniziativa e di livello alto, complimenti) avrebbe impegnato le strutture dell’ente e il personale per una dozzina di serate accavallandosi negli orari con il nostro. Un impegno logistico non una tantum, ma di lungo respiro. Di qui la decisione. Non è uno sgarbo nei confronti di Piazza Grande, capita anche con i colleghi del sindacato Aser, che di frequente in occasione di loro riunioni devono spostarsi in altre sedi per la concomitanza di eventi.

E’ ingeneroso Mauro Sarti sull’impegno dell’Ordine verso il ‘giornalismo sociale’. Soprattutto dimentica, visto che nella passata consiliatura era membro dell’Ordine regionale, le iniziative anche onerose sostenute in questa direzione, alcune proprio su proposte fatte direttamente da lui. Rammento il lavoro sull’informazione e i diritti nelle carceri, sulla disabilità, sull’integrazione multiculturale, e non ultime, le borse di studio per giovani pubblicisti erogate dall’Ordine in occasione dei seminari annuali del Redattore sociale di Capodarco, dell’iniziativa di Nairobi, cui lui stesso ha partecipato accompagnando i colleghi, e altre iniziative mai negate. Verbali e bilanci sono sempre a disposizione di chi volesse verificare.

Non è chiaro cosa Sarti voglia insinuare sulla neonata Fondazione che (sono parole sue) <con tanta prosopopea è stata presentata sull’ultimo numero della rivista dell’Ordine> e <sui presumibili corsi a pagamento>. Forse qualche  contraddizione merita di essere risolta visto che, contemporaneamente alla richiesta del corso in questione, me ne ha proposto anche uno del Cestas sulla comunicazione Nord-Sud del costo di soli 4mila euro. Non proprio l’ideale per le tasche dei colleghi che si occupano o vorrebbero occuparsi del sociale.

Personalmente respingo la polemica e mi dichiaro disponibile alla collaborazione con Mauro Sarti e Piazza Grande, interlocutore gradito e auspicabile, ma non accetto che ci si ricordi dell’Ordine solo quando si ha bisogno di una sala e su questo si sollevi un polverone mediatico. Accolgo perciò l’invito originario di Mauro Sarti di collaborare con la Fondazione. Però non con la cultura del <sospetto> che lui apertamente richiama nella sua lettera. Noi, Ordine e Fondazione, ci siamo.

Cordiali saluti

Gerardo Bombonato, presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna


"UNA RISPOSTA CHE NON SPIEGA, E OMETTE MOLTE COSE. UN'OCCASIONE  MANCATA PER FARE CHIAREZZA"

Caro Bombonato, solo poche righe di doverosa replica a una risposta che non spiega e omette molti particolari:

-          Il patrocinio non è mai stato comunicato dall’Ordine sebbene più volte sollecitato;

-          Dalle telefonate fatte dal sottoscritto a fine luglio per sondare la disponibilità della sala non era mai stato fatto cenno ad altri corsi che si sarebbero sovrapposti;

-          Dopo numerose telefonate da parte della segreteria organizzativa del corso di PG a fine agosto, le parole che ci sono state riferite sono proprio quelle che ho riportato nella   “lettera aperta”e che diceva:” (…il laboratorio di PG)) avrebbe creato problemi all’organizzazione dei corsi della Fondazione che stanno per partire”. “Lettera aperta” che – lo ricordo -  non è certo un  gesto“chiassoso e pubblico” come scrivi,  ma l’unico e inevitabile strumento che ha un’associazione non profit che edita un giornale, e in questo caso anche un giornalista iscritto all’Ordine, per chiedere trasparenti spiegazioni davanti a una risposta incomprensibile. Almeno questo è il mio stile. E quello di Piazza Grande.

-          Il corso Cestas di alta formazione, che chiami strumentalmente in causa, se si farà non costerà quattromila euro, ma molto meno. Quattromila euro è il valore del voucher offerto dalla Regione Emilia-Romagna. E questo vale per tutte le ong abilitate a fare formazione. Immagino che queste cose alla Fondazione siano note.

-          Riguardo al mio passato di consigliere regionale dell’Ordine, che nulla ha a che fare con questa vicenda, sono ben contento che tu stesso ricordi le tante lodevoli iniziative messe in campo allora dal quel consiglio sul  giornalismo sociale, e in favore  dei colleghi precari e dei giornalisti free-lance in generale.

-          Insomma, ben venga la collaborazione, ma serve che dalle parole seguano fatti concreti e leale disponibilità. Non mi sembra proprio sia andata così.

 Mauro Sarti (comitato editoriale di Piazza Grande)  

 

 

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